Quindici gru. Dieci in più del dovuto di oggi.
Fare origami non è semplicemente piegare la carta. L'atto con cui da un semplice foglio prende vita, tra le pieghe simmetriche nella carta, un nuovo disegno, è una sorta di incantesimo. Il foglio si chiude su se stesso, si rimpicciolisce, crea minuscole sagome da cui scaturisce qualcosa di nuovo e che solo con l'ultima sequenza, assume la sua forma definitiva. Ma in quel piegare il foglio, sentendolo frusciare sotto le proprie dita, si compie anche un'intima curvatura verso se stessi, come se nel silenzio che inevitabilmente avviene durante la piegatura, l'ascolto verso il proprio spazio interiore trovasse anch'esso una forma in cui posarsi e restare. Oggi cercavo quello spazio, quell'isola calma. Non è facile digerire la delusione che arriva da alcune relazioni e nel caos emotivo in cui stavo di nuovo annaspando non riuscivo a orientarmi. Rabbia, risentimento o forse paura..non lo so. Nel piegare mi arrivano le immagini del corso sui Mandala di ieri sera: la seconda tappa del nostro viaggio nelle emozioni ci ha portato a esplorare la Paura. La musica degli indiani di America con tamburi incalzanti e un ritmo "di terra", pulsante, tribale, mi ha raccolta dal profondo: mi sono lasciata condurre come in un torrente, e i colori fluivano insieme a me, veloci, quasi elettrici. Nel mio mandala il verde si è mescolato con l'arancione; con il giallo e con il nero. La mia paura era una forza ancestrale, violenta, che stillava porpora da una superficie nera; era una corrente strisciata di viola; una scossa, un lampo che squarcia la terra. Un'antica energia , come un fiume carsico, che scava dentro me e che io spesso argino per non sentire. Paura di essere abbandonata; di non essere vista, di non essere "sentita". Paura di restare orfana dei miei affetti, dei miei valori, del mio microcosmo. Voglio scendere nella mia paura e bagnarmici; voglio sentirla vibrare; respirarla; ripiegarla nelle insenature del mio corpo; dare a entrambi una forma nuova. Voglio lucidità.
Impiego circa 2 minuti per piegare una gru. Fare origami non è solo piegare la carta; è anche un atto di silenzio interiore, fra me e un foglio che si trasforma in pieghe sempre più minute. L’8 ottobre 2011 ho iniziato a piegare mille gru di carta: a queste mille se ne sono aggiunte altre mille, che sono diventate un progetto a scuola per la Pace. Questo blog raccoglie i pensieri nati con gli origami: è una pausa che ci doniamo e che offriamo a chi vorrà fermarsi a piegare un’altra gru con noi.
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