venerdì 21 ottobre 2011

Centosessantatre. Nero catartico

Siamo a centossessantatre grudicarta in poco più di due settimane. Mentre osservo i miei allievi che ripiegano carta mi sento ammirata e commossa: questa mattina in seconda ho avuto il tempo di sparpagliare i quadrati di carta sui banchi e già si sono messi al lavoro, a gruppetti; i più esperti affiancano i compagni che, per essere stati assenti nelle ultime lezioni, sono ancora incerti nelle fasi della piegatura. Penso: un po' di musica in sottofondo non ci starebbe male. Niccolò ha trovato il suo posticino per piegare origami sul davanzale; non ha resisitito alla tentazione di "personalizzare" le sue creature in modo che in qualche modo, fra le centinaia di altre, siano riconducibili a lui: scarabocchia qualcosa con un pennarello blu sul foglio grigio perla e ora, tra le pieghe dell'origami, quelle linee fanno anche graficamente una bella figura; infine si cimenta con il foglio metalizzato dorato: non ha alcuna importanza che io gli abbia timidamente scosigliato di usarlo, visto che quel tipo di carta mostrerà senza pietà qualunque piega anche sbagliata; in un certo senso la sfida si fa ancora più stuzzicante e soltanto un narciso purosangue può esserne all'altezza. E quella gru, ovviamente, riesce perfetta.
Kristian è un vero maestro, ripiega e ripiega e le gru sono impeccabili, allineate, me le mostra con orgoglio; con lui anche Cristian G. e Simone in prima fila, che finalmente ha memorizzato la sequenza e ha piegato la sua prima gru tutto da solo. Siamo quasi alla fine dell'ora quando Luca si avvicina con una gru tra le dita: "Guardi prof, una gru black-bloc". Nera come un cigno nero. Bellissima. Una specie di  catarsi che in quel preciso secondo ha geometricamente regolato nei disegni di ogni piega le violenze nauseanti di Roma. E non vola via.

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