mercoledì 26 ottobre 2011

Novecentosette. Futuribile ipotesi

Nella remota Era del Neolitico, quando anch'io varcai la soglia di quelle che un tempo erano chiamate "Scuole Superiori", esisteva ancora il riconoscimento dei ruoli. In virtù di questo mirabolante principio lo sguardo un po' più accigliato da parte di un insegnante qualsivoglia era sufficiente a seccare ogni tentativo di rumorosità delle giovani menti ; per la medesima legge, la sola idea di essere convocati dal "Preside" avrebbe raggelato il sangue nelle vene anche al più belligerante degli studenti. Dopo aver assisistito impotente a una conversazione con un ragazzino convocato per questioni disciplinari al cospetto della Direzione, e che si è presentato con una spavalderia da Premio Nobel, comincio a credere che una qualche invasione aliena sia la causa dello sconvolgimento morale che vedo compiersi davanti ai miei occhi: che queste creature aliene si stiano impossessando del nostro pianeta per conquistarci poco alla volta, dopo aver inebetito le leve più giovani della nostra società? Mentre piego la mia gru numero novantatré mi giunge una visione: è la scuola di un futuro futuribile, quello che forse anche mia figlia frequenterà tra circa quindici anni. In questa scuola futuribile non esisteranno più gli insegnanti, poiché il loro ruolo, quello cioè di tenere a galla i quattro neuroni ancora sani nelle giovani meningi, sarà sostituito dalla tecnologia perfettibile e anch'essa futuribile. Grandi schermi fodereranno le quattro pareti delle aule futuribili e trasmetteranno, a intervalli di cinquanta minuti più una pausa di quindici, decine di reality-show di qualunque foggia e formato, che dispenseranno inimmaginabili lezioni di etica e di competenze relazionali. E i professori? qualcuno si domanderà. I tapini vivranno probabilmente esuli in qualche area protetta, nelle loro gabbiette con pile di libri di carta, qualche lavagnetta di ardesia e registri da compilare. Ma forse il nostro futuro futuribile ci riserva anche sorprese più incoraggianti. E' ciò che vorrei raccontare al più presto, magari alle cinque gru di domani sera.

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